Nei pressi di Castelnuovo di Teolo si trova una piccola cascata immersa nel bosco; si tratta di un sito naturalistico molto suggestivo e decisamente singolare nel comprensorio dei Colli Euganei. La cascatella è conosciuta con il nome di cascata Schivanoia, dal toponimo che identifica la località in cui nel XV secolo la ricca famiglia dei Capodilista deteneva vasti possedimenti fondiari e una casa di villeggiatura (in passato il termine schivanoia indicava luoghi di svago in campagna).
Per raggiungere questo ameno salto d'acqua si può partire dal più basso dei 6 tornanti della strada provinciale n°43 che da Teolo sale a Castelnuovo, chiamata “Speronella”: sulla destra si imbocca una stradella sterrata e si scende costeggiando un antico bosco di maronari (castagneto). Poco prima di giungere ad una casa colonica si gira a sinistra, imboccando un sentiero sempre in discesa che conduce ad un prato. Tenendo la sinistra si prosegue tra alberi di robinia e in breve tempo si comincia ad avvertire il suono dell'acqua che ci avvisa dell'imminente arrivo alla cascata.
Esiste un percorso più breve per raggiungere la cascata Schivanoia, ma con meno possibilità di parcheggiare l'auto. Il sentiero parte infatti in corrispondenza del 3° tornante della SP43, dove si trova un piccolo slargo sul ciglio della carreggiata; qui è stato installato un interessante pannello informativo del Parco Regionale dei Colli Euganei, che descrive la flora e la fauna del Castagneto Schivanoia. Il sentiero si addentra subito nel bosco di castagni secolari; dopo poche centinaia di metri si incontra un bivio in cui si deve prendere a destra e proseguire dritti fino ad una seconda biforcazione, alla quale si deve invece svoltare a sinistra. In poco tempo si raggiunge un grande prato, lo si costeggia stando sulla destra e al termine si prosegue sulla sinistra, lungo il serpeggiante e stretto sentiero tra in mezzo alle robinie conduce in pochi minuti alla cascata.
Per arrivare sul corso d’acqua che si trova infossato nella gola rocciosa, occorre imboccare il sentierino che scende sulla destra: percorrendolo si passa accanto ai ruderi di un vecchio mulino, testimonianza di un'attività antropica ormai del tutto scomparsa. Una volta scesi all'altezza del letto del torrentello si riesce ad ammirare in tutta la sua bellezza la cascata, che non è sicuramente imponente, ma risulta senz'altro emozionante per il contesto naturalistico in cui è inserita.
Dal letto del calto Contea si può osservare il filone-strato di roccia magmatica (latite) che, avendo formato un gradino morfologico nella vallata, ha dato origine al salto d'acqua. Il filone di latite si presenta molto più resistente all'erosione dell'acqua rispetto alle rocce sedimentarie circostanti e proprio per questo motivo si è verificato un distacco dei blocchi lungo le fratture verticali del filone stesso. Il sito esposto verso nord e protetto dalle pareti rocciose e dalla vegetazione, risulta essere una mèta ideale anche nelle giornate estive più afose.
L'accesso alla cascata è stato messo in sicurezza dall'Ente Parco attraverso l'installazione di una staccionata di protezione, in quanto le rocce risultano piuttosto scivolose a causa del fango e dell'umidità del luogo.